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domenica 31 marzo 2013

Jannacci e Califano: salutano due poeti. Musica e artisti dello stivale in lutto.

Enzo Jannacci e Franco Califano hanno composto più o meno un numero pari di album, hanno entrambi reagalato alla musica italiana delle grandi poesie, rappresentando ambedue un'icona della regionalità nel pentagramma. La nota di fine spartito è arrivata in modo simultaneo come in un grande concerto, ultima sinfonia di una vita ricca d'arte, chiuso per il milanese ed il romano nato in Libia con la sofferenza di un letale tumore.

Il cuore musicale di Milano s'è spento, fermato da un tumore, all'età di 77 anni. Lui, Vincenzo Jannacci, cabarettista ed autore di canzoni e poesie, classe 1935, fu anche medico negli anni '60 presso l'ospedale di Cantù, prima di ottenere il successo separandosi dai Rocky Mountains, la cui voce era Tony Dallara, ed iniziando una lunga collaborazione musicale con Giorgio Gaber.
Fabrizio De Andrè ne riprenderà il tema musicale di La mia morosa la va alla fonte con una cadenza diversa per la celebre Via del campo.

Gaber, Jannacci, Fo. I primi due soci.
L'ultimo scoprì Enzo Jannacci in teatro 
Vengo anch'io, no tu no è il titolo della sua canzone più celebre; ma anche il riassunto di qualche esperienza deludente che testimoniano la difficoltà di comprensione di alcuni suoi testi: il concorso di Canzonissima '68 cui partecipa col brano Gli zingari lo amareggia a tal punto da allontanarsi in Sudafrica e negli Usa per riprendere, soprattutto nel continente nero, gli studi medici.
Quando il professore si rimette però ad operare sulle sette note il successo non si fa mancare con Rido.
Janacci intraprende una lunga collaborazione con Cochi e Renato dagli anni 1970, partecipando a show televisivi dove duetta con Mina. E' in quell'anno che canta con lei Messico e nuvole nella trasmissione Senza rete.

Jannacci, di recente a Zelig, tornato
a collaborare con Cochi e Renato.
Dal teatro alla tv i consensi restano altissimi. Franca Valeri riprende il suo La cosiddetta fidanzata nel Tragedie da ridere a metà degli anni '70. Lui nel '68 realizza con Cochi e Renato, Toffolo, Andreasi e Lauzi dei jingle per Quelli della Domenica. Nel 1991 interpreta con Paolo Rossi, Gaber e Andreasi nel Goldoni di Venezia e nel Carcano di Milano Aspettando Godot.
libro
Nel 2000 torna accanto a Cochi e Renato scrivendo la colonna sonora per la loro serie tv Nebbia in Val Padana, mentre più di recente partecipa a Zelig (nel 2010-2011).
In quell'anno Fazio gli dedica uno speciale dove molti amici fra i quali Dario Fo, Ornella Vanoni, Fabio Fazio, Cochi e Renato, Paolo Rossi, Teo Teocoli, Roberto Vecchioni, Massimo Boldi, Antonio Albanese, J-Ax, Ale e Franz, Irene Grandi gli dedicano un grande omaggio in musica.
Oggi lo ricordano con degli affettuosi Tweet mentre il mondo della cultura piange congiunto il suo ultimo saluto.

Franco Califano, provato dal morbo,
nel concerto di Roma del 3 Agosto.
Era stanco il Califfo nella sua ultima apparizione dello scorso 15 Ottobre da Lorella Cuccarini.
Anche lui soffriva da anni per un cancro che lo aveva affievolito a livello fisico, mentre la sua tempra era rimasta la stessa di sempre.
Califano aveva affrontato due arresti: nel 70 per possesso di droga con Walter Chiari e nell'83 con la stessa condanna aggiunta a quella di porto d'armi abusivo. In entrambi i casi il cantautore tenne duro fino alla prova della sua completa innocenza.
Era un personaggio forte e di grande successo, nell'arte e con le donne. Fu grande poeta in musica, nonché interprete di fotoromanzi ed attore cinematografico in Sciarada alla francese del 1963, Gardenia, il giustiziere della mala (1979), Due strani papà nel 1983 con Pippo Franco, Viola bacia tutti (del 1998) e Questa notte è ancora nostra nel recente 2008.

Poesie e parole per Mia Martini indimenticabili quelle del musicista romano. Non solo noia, per citare il brano del 1977 il cui titolo recita appunto Tutto il resto è noia.
Prima di quel resto c'è tanto spessore, non soltanto le comparsate televisive a raccontare delle avventure sessuali e l'immagine dei reality. I testi di Minuetto e La nevicata del '56 per Mimì ne sono la più evidente testimonianza; ma ad essi s'accompagnano La musica è finita, E la chiamano estate ed una Una ragione di più ricoverizzata spessissimo negli ultimi vent'anni.
Nel 1973 scrive per Di Capri la canzone vincitrice di Sanremo: Un grande amore e niente più.
Indelebile la schiettezza di Gente de borgata e di La mia libertà e la profondità di Io nun piango con la quale lo ricordiamo.

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